Qui troverai una serie di articoli inerenti il mondo del retrogaming
La poesia dei pixel
Oggi (2016) i videogames sono diventati, graficamente parlando, una esperienza interattiva. La sfida ormai è il fotorealismo e credo mancano ancora pochi anni prima che tutto ciò avvenga. Bisogna solo attendere un po' più di potenza di eloborazione a buon mercato e motori di rendering di tipo unbiased in tempo reale.
Ma perchè, quindi, oggi siamo alla ricerca di quei vecchi giochi che sono tutto l'opposto di ciò? Perchè preferiamo quei giochi "bruttini" pieni di pixel quadrettosi?
Perchè sono poesia. Nel fotorealismo grafico 3D non c'è spazio per l'immaginazione. La nostra mente non deve fantasticare e sognare, perchè tutto è già da vedere sotto i nostri occhi. Quindi si tratta di un modo "omologato" di sognare. È tutto ben definito, quell'albero è proprio così, quel nemico è colì, punto e basta.
I pixel, invece, per intenderci, nei vecchi giochi con risoluzioni basse in 2d ci obbligavano ad immaginare quel mondo, secondo il proprio gusto e background personale. Quindi potevo sognare di vivere una epica battaglia ispirata a ciò che avevo letto, al libro o film amato.
La mente viaggiava e quei pochi pixel diventavano, nella nostra mente, un personaggio, un eroe. Questa era la poesia dei pixel. Ognuno di noi poteva, liberamente, interpretare ciò che voleva seguendo il proprio sogno. Il tutto, poi, era condito da illustrazioni sulle confezioni dei giochi che, appunto, richiamavano questa idea di fondere il fantastico con la cruda realtà delle grafica limitata dell'epoca.
Diciamo che i giochi di un tempo sono come i fumetti, i comics o i manga. Quelli di oggi come i film.
Quando ero bambino prendevo un foglio di carta e mi inventavo il mio gioco virtuale. Disegnavo il profilo di montagne o castelli, poi un percorso con un labirinto e con dei nemici ed una missione da svolgere. Piazzavo il mio eroe sul lato sinistro del foglio e piano piano lo facevo combattere. Apparivano linee, esplosioni, nuovi nemici, fino a che la missione non era stata compiuta ed il foglio era diventato pieno di scarabocchi "distruzione". Erano un po' i miei videogames "virtuali". La fantasia si allenava e ideava sempre nuove soluzioni, come rintagliare con la carta i personaggi per utilizzi multipli. Oggi, "grazie" ad Android e company, tutto questo, nei giovanissimi, non ha senso di esistere. La mente passivamente subisce, non ha bisogno di ingegnarsi. Sembra quasi la morte dell'immaginazione.
Ecco perchè un tempo uscivano dei giochi diversissimi e geniali, in primis perchè i generi venivano inventati proprio in quegli anni, ma anche perchè si partiva sempre da carta, matita e cervello. Oggi, invece, esiste solo il dio denaro che obbliga i creativi a non creare ma soltanto a copiare il clichè che ha avuto tanto successo. Il prossimo passo è la realta virtuale, che oltre a dare il colpo di grazia alla nostra facoltà di immaginare, farà, lentamente e silenziosamente un'altra cosa: disintegrerà la realtà che viviamo. Perchè?
È molto semplice. Perchè la realtà virtuale sarà una "realtà ideale e perfetta" dove ognuno di noi potrà essere e avere qualsiasi cosa, un concetto pericoloso e irrealizzabile per molte persone, che spesso vivono una vita piena di insoddisfazioni. Le personalità più deboli difficilmente accetteranno di vivere realmente determinate emozioni accontentandosi della semplicità e dei limiti della realtà, e si rifugeranno in un mondo dei sogni precostruito da altri. Ci vorranno anni prima che avverrà questo, ma , come ho già detto altrove, ci sarà in futuro un sacco di lavoro per psicologi e psichiatri....